Fotografare le Emozioni: la compassione

Fotografare le emozioni. La più difficile: la compassione. Un sentimento triste? Niente affatto. E vi spiego perchè.

Eccoci al nostro appuntamento della domenica. Non vedevo l’ora di potervi scrivere, perché questa settimana parliamo di un argomento che mi sta molto a cuore. Fotografare le emozioni. E non una qualsiasi. No, la più difficile.

La compassione.

Già, come si fa a provare una sincera compassione? E come si lega la fotografia?

Vivere le emozioni come la Compassione
Vivere le emozioni come la Compassione

Compassione? Vi chiedete perché?

Prima di rispondere a tutte queste domande – che vi state già facendo, lo so – occorre chiarire che cosa intendiamo con il termine ‘compassione’. Se state già storcendo il naso, pensando si tratti di una sensazione triste o negativa, vi sbagliate. O, almeno, io non la intendo così.

Nell’accezione comune comprendere un dispiacere altrui significa farlo proprio e sostenerlo. A me piace pensarlo come un vivere insieme le emozioni. Sentirle in due.

La stessa parole viene dal latino cum patior, ‘patire insieme’. E io amo vederla dal punto di vista dall’etimologia greca ‘sun pathos‘ ossia ‘con passione‘, ‘con sentimento‘, ‘provare emozione con‘.

E forse vi stupirà scoprire che è lo stesso significato originario della parola ‘simpatia’. Di nuovo ‘sun pathos‘, ‘provare emozione con‘.

La Compassione non è negativa
La Compassione non è negativa

Le emozioni intorno alla compassione

Ecco che la compassione non è solo un sostegno, ma una vera e propria compenetrazione di sentimenti. E non è necessariamente negativa. Al contrario, avvicinandoci alla persona che soffre noi entriamo in empatia con lei. Ed è importante farlo sempre. Non solo con chi non amiamo o ci è indifferente. Ma anche – soprattutto – con le persone verso le quali nutriamo antipatia.

Solo compenetrando il nostro sentimento con quello dell’altra persona, possiamo curarla. Ma, attenzione, noi non diamo la soluzione, noi facciamo in maniera tale che l’altro sia talmente rafforzato da trovare in se stesso la spinta per quella soluzione tanto sospirata.

Gregorio Magno diceva che, quando vogliamo far smettere di soffrire una persona, dobbiamo abbandonare la nostra posizione eretta e avvicinarci a lei, per fare esperienza della sua condizione. Dobbiamo tendere la mano, un gesto fortemente simbolico e importante.

Sentirsi bene dentro per sorreggere chi ne ha bisogno
Sentirsi bene dentro per sorreggere chi ne ha bisogno

Condividere emozioni con la fotografia

La Compassione è autentica quando di fatto ci mettiamo a disposizione aprendo il nostro fianco più vulnerabile. Per provare compassione dobbiamo quindi essere noi per primi molto solidi dentro. Dobbiamo poter contare su un solidissimo equilibrio emotivo.

Silenziamoci interiormente. Mettiamo da parte i nostri problemi. Sediamoci accanto all’altra persona. Sfogliamo un album di fotografie. Riguardiamo gli scatti dei momenti felici. Magari quelle del nostro matrimonio, se la persona che vogliamo sostenere è la nostra dolce metà.

Fissare e rivivere con la fotografia
Fissare e rivivere con la fotografia

O quelle dell’infanzia o dei traguardi come lauree o compleanni, se stiamo accanto ai nostri figli. Emozioniamoci con quelle immagini. Ma emozioniamoci in modo positivo. Senza malinconia. Senza amarezza. Solamente con tanta speranza.

In fondo a questo servono le foto. Non a fissare un momento per metterlo lì. Ma a riprodurlo nel tempo.

Affinché possiamo attingere a lui quando ci sentiamo più deboli e fragili. O quando vogliamo combattere la fragilità di chi amiamo.

Attraverso la fotografia rafforziamo noi stessi e chi abbiamo accanto.

Rivedere le emozioni nelle fotografie
Rivedere le emozioni nelle fotografie

Rivivere le emozioni attraverso le fotografie

Pensate a quel sorriso che vi scoppia sul viso, immancabile e inevitabile, quando rivedete il sorriso di un bimbo in foto. Che sia il vostro da piccoli. O quello dei vostri figli o nipoti. Pensate a quanto vi sentite pieni di positività, quando sistemando la libreria vi capita in mano – per caso o per fato? – proprio quella foto dei vostri genitori che non vedevate da tempo. Che magari non ci sono più, ma vi guardano da quell’immagine.

Ecco, la fotografia è un balsamo che potete applicare prima a voi stessi. Per essere più forti, nei momenti difficili. E poi agli altri. Quando vi sentite pronti a provare la stessa emozione di chi avete intorno.

Un’emozione che può essere in partenza negativa. Ma può e riesce certamente a trasformarsi in positiva.

Ecco, dedicate questa domenica alla compassione costruttiva. Guardatevi intorno. C’è sicuramente qualcuno che, come voi, ha bisogno di fare un sorriso riguardando i momenti belli del passato.

E immaginando quelli ancora più belli che devono ancora venire.

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